L'ARRIVO AL MATTINO

Non so nemmeno come ci sono arrivato.

Ricordo vagamente il malefico timbratore che mi guarda con i suoi cinque occhietti, a turno rossicci e lampeggianti.

Nello stato comatoso in cui sono trovo persino la forza di compiacermi per non aver sottostato alle Sue voglie, evitando accuratamente di timbrare.

Un viso allegro e beffardo (probabilmente Dino) mi spara contro suoni cui non riesco a dare un senso ed io, invece di capire, cerco disperatamente di sembrare duro, vigile e sarcastico.

Devo avere disgustosamente toppato , perché di là la Bassa Forza sghignazza senza ritegno.

Lentamente riprendo conoscenza (quale?) mentre le schifose sinapsi, rese ottuse ed isolate dalla mia debolezza, riassumono una qualche scintillazione.

Alla mia destra l'occhio ciclopico di P.C. mi osserva pacatamente.

Produce alcuni bip di richiamo e io so che sta cercando di interconnettersi.

Lui capisce che sto andando fuori circuito e si impegna laboriosamente per tirarmi fuori dal loop nel quale mi trovo.

In lontananza sento il mio nome e mi alzo barcollando dalla poltrona mentre controllo la muscolatura del volto per assumere la consueta espressione impenetrabile, modello Steve McQueen in "Cincinnati Kid".

In realtà sono perfettamente a conoscenza del fatto che il massimo della mia faccia da poker assomiglia ad un secchio di protoplasma spiaccicato sul collo di un essere umano, ma faccio finta di niente.

Affronto con disinvoltura il funzionario responsabile, raccogliendo con nonchalance tutta la roba che ho perso per strada all'arrivo.

Ho un attimo di smarrimento quando mi accorgo di avere raccolto anche un paio di scarafaggi che ho scambiato per fermagli gommati, ma mi riprendo subito e elaboro un paio di stronzate verbali che sembrano acquietare il simpatico Personaggio, peraltro competente e, lo dice la parola stessa, funzionario.

Rasserenato dall'aver sistemato la situazione (quale?) mi ritiro nel mio antro e mi accorgo , a quasi due ore dalla mia partenza da casa, di avere la patta sbottonata, le scarpe di diversa foggia e, colmo della nequizia, anche di diverso colore.

La cravatta comunque è in tinta con le calze. infatti è rossoblu ed io ho una calza rossa ed una blu.

Peccato che la camicia sia quella scozzese di mio figlio, perché la cravatta si confonde un poco nell'ensemble color vomito e non ci si rende conto della finezza.

Mi sento male...!

Il Dolore Retrosternale, con il quale avevo sancito un temporaneo armistizio, coglie l'attimo per sferrarmi un pesante attacco missilistico terra/aria.

Ormai in crisi mistica, e non trovando altre vie d'uscita, mi faccio tre cc. di interferone alfa ricombinato, con la opinabile speranza che il pensiero del Linfoma scacci via tutti gli altri.

Povero Cancro, gli tocca anche di fare il toccasana, Lui che è stato cresciuto e pazientemente allevato ad essere un killer micidiale.

Ma già..., con certi pazienti, che non sanno nemmeno come vivere decentemente, anche gli assassini più spietati devono farsi una ragione.

Mollo sulla scrivania siringa insanguinata, alcool e cotone (per intimidire chiunque entrasse casualmente a controllare la mia produttività) e, mentre la malefica angina sembra ritirarsi nei meandri della mia cassa toracica, mi lascio cadere in un sonnecchiare ottuso che stende un velo pietoso sulla mia sciagurata identità (o era identikit?) di essere umano.

Porca vacca!

Era meglio fare il caravana.

25.02.94




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Marco Capurro

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