GLI OCCHI DELL'ORSO L'Orso, che potrebbe anche essere definito una faccenda metafisica,
oltre ad avere le dimensioni e la potenza di un caterpillar (uno molto, grosso),
senza però la sensibilità ed il senso della misura caratteristici
dell'importante macchina edile, non ha mai mostrato alcun grave difetto fisico
(non passare dalle porte non può essere considerato un vero difetto).
Naturalmente ha preteso la mia assistenza e mi ha trascinato
nelle varie peripezie che costellano la cosa. Dopo avermi portato in braccio
alla ASL, mi ha condotto all'ambulatorio di Pamattone e quindi in uno studio
privato dove un tizio abbronzatissimo, in camice bianco (credo un dottore),
gli ha fatto una mappa corneale.
Tralasciando le pratiche pre-intervento, perchè hanno
richiesto l'amorevole pazienza di tutta la famiglia, finalmente l'Orrida Creatura
è stato demiopizzato. Ne esco infatti da una radioterapia collimata all'occhio sinistro
che mi ha abilmente devastato (bruciato) parte dell'occhio medesimo, permettendomi
una visione migliore, anche se parecchio lacrimosa.
Le intenzioni dei radioterapisti (solo intenzioni, perchè
questi disgraziati cambiano parere ad ogni pié sospinto) sembrerebbero
quelle di fare anche l'altro occhio, assicurandomi l'assoluta certezza di una
futura cataratta e garantendomi.....mah! niente credo.
Vista la situazione paterna (malato grave, invalido, futuro
cieco, sempre in recidiva, impotente, poverissimo, etc.etc.) avrei ritenuto
più corretto che l'Orso non mi rompesse i coglioni più di tanto
e per niente.
Il settimo giorno il Cazzone si è infatti svegliato
senza dolori e con un'orribile vista che gli permetteva di leggere persino le
clausole piccole dei contratti assicurativi a cinquanta metri di distanza.
Tutti quei lamenti per nulla! Così ho capito.
Il Pitecantropo è semplicemente, malgrado la rude tempra
dei suoi genitori, una viziata Lagna del cazzo.
Ma in realtà il mostruoso gigantopiteco è miope.
Miope da anni.
Lui sostiene che la responsabilità è geneticamente nostra, mia
e della Strega, malgrado entrambi accusiamo un difetto visivo così lieve
che ci obbliga a mettere gli occhiali soltanto per salutare i conoscenti per
strada, cosa che non succede comunque perchè siamo distrattissimi ed
i nostri conoscenti preferiscono di gran lunga non salutarci.
Io, invece, attribuisco il danno visivo alla continua lettura, oltre che di
importanti raccolte di fogli stampati (libri), anche degli spaventosi manga
giapponesi che farebbero incrociare gli occhi anche ad un monocolo. Sia quel
sia il disgraziato personaggio ha fatto i suoi conti e si è organizzato
un intervento di chirurgia refrattiva che gli permetterà di buttare nel
cesso una ventina di paia d'occhiali e quindici anni di lenti a contatto.
L'intervento,
durato il breve spazio d'una decina di minuti, è andato benissimo ma
il Mostruoso Individuo ha avuto la faccia da culo di svenire appena uscito dalla
sala operatoria, facendosi vergognosamente coccolare dalle altre pazienti (tutte
femmine) e dalle infermiere del disgraziato reparto. Una volta ritornati a casa
(casa è una parola grossa, comunque...) il Gigantesco Antropoide, dopo
avermi affibbiato il pesante incarico di somministrargli la terapia (a base
di goccie diverse un migliaio di volte al dì), ha iniziato a lamentarsi
di dolori intollerabili, elargendoci (a me, alla Strega sua madre ed all'Anaconda
sua sorella) catastrofiche previsioni sulla sua quasi certa cecità per
i prossimi cent'anni.
La schifosissima pantomima è andata avanti per ben sei giorni, tra le
comprensive e consolatorie giaculatorie delle altre Due Entità Metamorfiche,
con catastrofici effetti per la mia disgraziata persona (qui mi sono un po'
allargato: non so con certezza se io sono una persona o una cosa).
Se ci fosse stata una guerra (e spero non ce ne siano mai più) avrei
almeno potuto incolpare la generazione post-bellica (ah! le scarpe di prima
della guerra; le biciclette di prima della guerra; i reggicalze di prima della
guerra; le tette di prima della guerra), invece sono io la generazione post-bellica.
Genova, gennaio 2005
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