CHIRURGIA FOLLE...

Oggi, svegliato proditoriamente da una ex-cliente (non svolgo attività professionale da anni), prendo coscienza di essere incinto.
Non per la pancetta, oramai vergognosa, ma per le "voglie".
Un insano desiderio di fegato alla veneta, alle ore 08,00 della mattina, deve pur essere sintomatica di qualche disturbo (e perchè non una gravidanza?).
Comunque mi alzo, mi caffeinizzo (drogato con le dieci pastiglie di schifezze varie dell'alba) e piazzo una padella sul fornello (scordandomi, per fortuna, di aprire il gas centrale), con cipolla fine fine e foglioline di prezzemolo.

Al momento giusto mi ricordo di non avere il fegato.
Via! al mercato di corsa (sotto casa).
Compro il cazzo di fegato (anche lui tagliato fine fine) e vengo colpito dal cellulare. Mio nipote Thomas mi informa di aver accompagnato la Nonna (mia madre, la Vecchia Fattucchiera) in studio "perchè Ella ha una cliente". Trascurando il fatto che mia Mamma ha novant'anni, non ci sente un cazzo ed ha una pressione "media" pari a 180 mm Hg (fate Voi il conto della sistolica e della diastolica), evito di indagare su quale cliente pazza possa rivolgersi ancora a Lei (però i vecchi clienti sono così: si affezionano) e corro a cercarLa.
La Vecchia è stata abbandonata in Piazza della Vittoria, mentre lo studio è in Via Venti. Così passo dalla portiera dell'ambulatorio, che afferma di non averLa vista. Corro al mercato orientale, dove giurano e spergiurano di non averLa incontrata. Ritorno in Piazza della Vittoria, dove gentili tassisti (gli ometti, come li chiama Lei) mi dichiarano che la Disgraziata si è diretta baldanzosamente verso lo studio. Così torno in Via Venti, nello studio, dove finalmente la trovo insieme a tre sventurati (coppia anziana + figlia giovane). I presenti (Vecchia Fattucchiera, coppia anziana e figlia giovane) sono paralizzati dall'oscurità, perchè nessuno è in grado di accendere i vari contatori e, essendo mia madre sorda come una campana, al buio non sono in grado di comunicare.
Accendo tutto: luci, macchinari, timed, alogene varie e lenti operatorie.

La Vecchia Stregaccia convince l'anziana paziente a stendersi sul lettino operatorio e, una volta che provvedo momento per momento a passarLe gli strumenti e le attrezzature, con vergognosa abilità asporta, in timed-chirurgia, due neoformazioni benigne dal naso della poveraccia.
La costringo a riesaminare più volte il campo operatorio, per essere certo che non Le sia sfuggito alcunché, ma la Fattucchiera ha fatto effettivamente un buon lavoro. Le domando, al posto della paziente, se siano necessarie medicazioni, ma la Mostra Anziana mi rimbecca con disprezzo:
"niente porcate! aria, sole, pioggia (?) e vento (?) ed il fisico si ripara da solo. Com'è che non ti fidi di te stesso, Marco?"
Cazzo?
Ho un linfoma da sedici anni e sarei bello che morto se, fidandomi solo del mio fattore di guarigione, non mi fossi curato,

La Malefica Individua contratta come un mercante levantino con i clienti, incassa il dovuto e li spedisce a casa, non prima di aver imposto una visita di controllo tra due settimane.
La svesto (del camice e dei guanti), La rivesto, chiudo tutto e La riporto in Piazza della Vittoria dove l'ancor più disgraziato Thomas (con il culo che si fa con la vecchia, "fancazzista" non lo posso più chiamare) La verrà a prendere.
Mentre aspettiamo al sole (la Vecchia si è agilmente seduta sul cofano di un taxi (con annesso tassista che tace spaventato) vengo inondato di domande sulla Strega, sull'Orso e sull'Anaconda, con interessanti digressioni sul tempo che mi resta da vivere e sul come ho provveduto al Loro futuro.
Basta!
Arriva Thomas e la carico sull'auto.
Prima di chiudere la portiera l'Anziana Signora che mi rese secondogenito mi mette in mano euro 100.
"Ottima assistenza - mi dice - saresti stato un buon medico. Peccato che saresti anche morto di fame, perchè non sei in grado di farti pagare. Per te i pazienti non sono clienti ma persone. E questo è un grosso problema."
Sbatte la portiera ed i due pazzi (Nonna e Nipote) partono per la tangente.

Ed io, fesso, resto lì come un coglione, con quei cazzi di euro 100 in mano.

Questa non la devo proprio raccontare.

 

Genova, 24 agosto 2005

 




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