DI NUOVO SUL TAPPETO VERDE... Malgrado oramai io sia in condizioni vergognose (sia fisiche,
sia psichiche) sono stato convocato. Credevo che fosse tutto finito lì, invece...mi hanno
riconvocato. Hanno detto che sì, è vero, non corro un cazzo ma
il senso della posizione , il piazzamento, la marcatura ed i passaggi andavano
benissimo. Speriamo che mi convochino ancora.
Genova,
12 novembre 2005
Dopo un paio di incontri casuali con vecchi compagni di merende (sto scherzando!
si tratta di persone con cui ho fatto finta di giocare a pallone per più
di trent'anni), nei quali la mia "consistenza" è stata verificata
con un paio di calcetti nelle caviglie e qualche spintone, mi hanno convocato.
Già due volte.
La prima è stata un revival!
Tre o quattro di noi non stanno nemmeno in piedi ed io, prudentemente, mi ero
premurato di comunicare a tutti gli "atleti" dove cazzo tenevo la
trinitrina (nitroglicerina per gli attacchi cardiaci).
Divertente! molto divertente, anche se la Strega e l'Anaconda mi hanno tempestato
di telefonate per sapere se ero ancora vivo ed io non ho camminato per una settimana
e, per resuscitare), ho dovuto ricorrere ad un antico manuale di agopuntura
(autoagopuntura) che avevo acquistato e letto nel 1978 (basta medicine! non
ne posso proprio più):
Sempre tutti i vecchi ( si fa per dire: alcuni sono giovanissimi) balordi: Pietro,
psichiatra, Giovanni, il mio dentista prediletto, Tati, beffardo gioielliere,
Gigi e Zenga, bancari e non banchieri, Silvio, fantastico birbante e serissimo
"uomo d'affari", Marco, un nuovo portiere, Stefano, bizzarro supergiocatore
disoccupato con diverse lauree, io ed una brillante novità. Una giovane
donna di una sedicina (diciassettina? quattordicina? ventina?) d'anni, Rachele,
che in campo sembrava Schevchenko.
La Disgraziata Personaggia mi passava da tutte le parti, facendo transitare
la palla in posti che non credevo esistessero.
E marcava come una maledetta. Dura come la pietra.
Ho, come si dice tecnicamente, provato sulla pelle i suoi tacchetti (anche se
giochiamo con le scarpe di gomma).
Quando, verso la fine di quell'ora d'incubo, i miei soci mi hanno invitato ad
alzare almeno le braccia per non farLa passare, io, che oramai le braccia non
le sentivo più (come tutto il resto del corpo), mi sono squallidamente
difeso con un :"E no! cazzo! non voglio mica fare la fine di Ferrini sull'isola
dei famosi". E tutti giù a ridere come belinotteri.
Insomma, quasi una tragedia.
Però mi sono divertito, anche a farmi prendere per il culo, letteralmente,
da un'attraente, giovane e simpatica calciatrice.
Forse creperò, ma il mio ritmo cardiaco è sceso a 75 p.m. (pulsazioni
per minuto) da 85/90 che era, e non sento quasi più dolori.
Se non ho un'altra recidiva a breve termine sono quasi certo che in una ventina
d'anni tornerò quello di prima: la Roccia.
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