DI NUOVO SUL TAPPETO VERDE...

Malgrado oramai io sia in condizioni vergognose (sia fisiche, sia psichiche) sono stato convocato.
Dopo un paio di incontri casuali con vecchi compagni di merende (sto scherzando! si tratta di persone con cui ho fatto finta di giocare a pallone per più di trent'anni), nei quali la mia "consistenza" è stata verificata con un paio di calcetti nelle caviglie e qualche spintone, mi hanno convocato.
Già due volte.
La prima è stata un revival!
Tre o quattro di noi non stanno nemmeno in piedi ed io, prudentemente, mi ero premurato di comunicare a tutti gli "atleti" dove cazzo tenevo la trinitrina (nitroglicerina per gli attacchi cardiaci).
Divertente! molto divertente, anche se la Strega e l'Anaconda mi hanno tempestato di telefonate per sapere se ero ancora vivo ed io non ho camminato per una settimana e, per resuscitare), ho dovuto ricorrere ad un antico manuale di agopuntura (autoagopuntura) che avevo acquistato e letto nel 1978 (basta medicine! non ne posso proprio più):

Credevo che fosse tutto finito lì, invece...mi hanno riconvocato. Hanno detto che sì, è vero, non corro un cazzo ma il senso della posizione , il piazzamento, la marcatura ed i passaggi andavano benissimo.
Sempre tutti i vecchi ( si fa per dire: alcuni sono giovanissimi) balordi: Pietro, psichiatra, Giovanni, il mio dentista prediletto, Tati, beffardo gioielliere, Gigi e Zenga, bancari e non banchieri, Silvio, fantastico birbante e serissimo "uomo d'affari", Marco, un nuovo portiere, Stefano, bizzarro supergiocatore disoccupato con diverse lauree, io ed una brillante novità. Una giovane donna di una sedicina (diciassettina? quattordicina? ventina?) d'anni, Rachele, che in campo sembrava Schevchenko.
La Disgraziata Personaggia mi passava da tutte le parti, facendo transitare la palla in posti che non credevo esistessero.
E marcava come una maledetta. Dura come la pietra.
Ho, come si dice tecnicamente, provato sulla pelle i suoi tacchetti (anche se giochiamo con le scarpe di gomma).
Quando, verso la fine di quell'ora d'incubo, i miei soci mi hanno invitato ad alzare almeno le braccia per non farLa passare, io, che oramai le braccia non le sentivo più (come tutto il resto del corpo), mi sono squallidamente difeso con un :"E no! cazzo! non voglio mica fare la fine di Ferrini sull'isola dei famosi". E tutti giù a ridere come belinotteri.
Insomma, quasi una tragedia.
Però mi sono divertito, anche a farmi prendere per il culo, letteralmente, da un'attraente, giovane e simpatica calciatrice.

Speriamo che mi convochino ancora.
Forse creperò, ma il mio ritmo cardiaco è sceso a 75 p.m. (pulsazioni per minuto) da 85/90 che era, e non sento quasi più dolori.
Se non ho un'altra recidiva a breve termine sono quasi certo che in una ventina d'anni tornerò quello di prima: la Roccia.

 

Genova, 12 novembre 2005

 




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Marco Capurro

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