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Ho mantenuto le notazioni esplicative delle lettere originali,
credo aggiunte dal colonnello Efisio Simbula, consegnate dattiloscritte a mia
nonna, la marchesa Immacolata Doyno in Spolidoro, dopo la sua proposta di assegnazione
della medaglia d'oro a Rurik (conservo anche gli originali, scritti su brandelli
di carta di vario genere e di varia provenienza).
Le mie note ed i miei commenti sono invece in color mattone ed in carattere
ridotto al fine di distinguerli dagli originali. Alcune delle indicazioni sono
presenti solo nella prima lettera, nelle successive saranno evitati.
CURRICULUM
(materiale originale)
Rurik Spolidoro
nato a Livorno il 6 settembre 1923.
All'età di quindici anni e otto mesi ottiene la licenza di maturità classica al Liceo "Cristoforo Colombo" di Genova.
All'età di 16 anni vince il concorso per l'ammissione al Collegio Universitario di Scienze corporative, annesso alla scuola normale Superiore di Pisa.
A 17 anni appena compiuti si arruola come Volontario nel Corpo degli Alpini, dove frequenta il corso allievi-ufficiali di complemento ed ottiene la nomina a sottotenente, a poco più di diciotto anni. Viene assegnato al 7° Reggimento Alpini di stanza a Belluno.
Frequenta il corso paracadutisti-sabotatori e viene assegnato al X° Reggimento Paracadutisti-Sabotatori.
Nel 1942 ottiene la laurea in Giurisprudenza presso l'università di Pisa con il massimo dei voti e la lode. Si iscrive subito dopo alla Facoltà di Scienze Politiche della stessa Università e gli verrà più tardi concessa la laurea ad honorem alla memoria.
Arrestato dai tedeschi nel settembre 1943 presso il reparto ove operava (a S. Marinella) viene avviato ai campi di concentramento in Germania; ma evade dal treno durante il trasporto e riesce a raggiungere Genova, dove si unisce ad un reparto di partigiani operante in quella città ed in tutta la Liguria, compiendo numerose azioni di guerra e dirigendo le operazioni di rifornimento alle bande armate dislocate nella regione.
Nuovamente arrestato dai tedeschi nel Settembre 1944 viene rinchiuso nel carcere di Marassi; interrogato e sottoposto a feroci sevizie nella "Casa dello Studente" divenuta sede della Gestapo, non gli sfugge una sola parola sull'organizzazione alla quale collaborava e sulle bande armate partigiane locali.
Poche settimane dopo viene deportato nel campo di concentramento di Mathausen (Austria) e assegnato, come detenuto politico, al campo di eliminazione di Gusen 2. Di lui, del suo comportamento in prigioni, del suo calvario e della sua morte parlano numerosi libri di compagni di prigionia e di reduci, tra i quali "Si fa presto dire fame" del Sen. Pietro Caleffi, Milano, 1958.
A Rurik Spolidoro uno dei suoi professori e Maestri dell'Università di Pisa, Lorenzo Mossa, dedicava alcune pagine di ricordo sulla Rivista di Diritto Commerciale, 1946, 177 e segg.
Nell'immediato dopoguerra a Rurik Spolidoro veniva concessa la Medaglia d'oro al Valor Militare alla memoria con la motivazione qui acclusa.
Rurik
SPOLIDORO fu Girolamo
Sottotenente degli Alpini-Paracadutisti
Partigiano Combattente
Medaglia d'Oro al V.M. (alla memoria)
Motivazione
"Purissimo eroe della libertà dopo aver opposto strenua resistenza all'occupazione tedesca nei giorni dell'armistizio del settembre 1943, veniva catturato ed avviato alla deportazione. Audacemente evaso durante il viaggio, peregrinò attraverso territori controllati dai tedeschi riparando in Svizzera. Tornato in Patria entrava a far parte delle formazioni partigiane prodigandosi senza tregua nel servizio di informazioni, in rischiose ricognizioni e per l'organizzazione della raccolta di materiali aviolanciati dagli Alleati. Più volte inseguito ed ancora una volta catturato, riusciva nnuovamente a fuggire trovando riparo presso una brigata garibaldina dislocata in montagna. Caduto in un imboscata tesagli da otto S.S. tedeschi camuffati da abiti civili, veniva arrestato per la terza volta e dopo aver subito segregazione, percosse e torture che non valsero a piegare la fiera tempra, veniva deportato nei gelidi campi di concentramento della Germania ove, disfatto nel corpo ma non domo nello spirito, esalava l'estremo anelito invocando la Patria lontana"
(Genova, Mathausen, Gusen, 8 Settembre 1943 - 24 Aprile 1945)
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