THE NET
E’ stato un errore terrificante!
Da quasi due settimane ho stipulato un abbonamento INTERNET, duramente contrattato con un certo signor Server, raccomandatomi dal Collegio dei Ragionieri di Genova.
All’incontro era presente anche un tale che credo si chiamasse Popmail (chissà perchè quelli di origine straniera riescono a parlare così bene l’italiano?).
I due malefici personaggi mi hanno impoverito di due o trecentomila lire, concedendomi l’autorizzazione ad entrare "in rete".
Personalmente non sono ancora riuscito a capire a che diavolo mi serva questa faccenda, ma l’Orso (il caterpillar di due tonnellate che ho per figlio) si è subito piantato di fronte all’orrendo CP dimostrando di avere con l’orrenda procedura una notevole familiarità.
Nel corso della nottata mi sono recato due o tre volte a controllarlo ed ho subito notato il pericoloso effetto ipnotico delle schermate multicolori che si succedevano senza interruzione sullo schermo.
Con molta ansia , verso le quattro di mattina, ho cercato di prendere sonno, visto che alle otto dovevo , come al solito, timbrare il maledetto cartellino.
Credo di aver sognato quasi subito.
Ero su di un gozzetto, bello biotto (io, non il gozzetto), che prendevo il sole.
Il mare era una limpida e pacifica pianura verde azzurra ed il cielo celeste, punteggiato di batuffoletti di ovatta come quelli usati dalla Strega per levarsi il trucco, intimava ai presenti una mistica serenità.
Il sole caldo mi scaldava la stanche membra anchilosate.
Tutto era perfetto.
Poi, nel giro di pochi minuti, il cielo si è trasformato in un inferno nerobluastro ed il mare si è levato sino al soffitto in ondate di venti/trenta metri.
Mi sentivo orrendamente sballottato, avevo un freddo terribile ed ero terrorizzato per la fragilità della barchetta.
Cazzo!
"sino al soffitto".
Ho aperto gli occhi ed ho visto due enormi pentole scure (gli occhi dell’Orso) che mi scrutavano con curioso distacco mentre una mano gigantesca mi scuoteva di qua e di là tenendomi sollevato per aria.
Terrorizzato ho visto le fauci della Belva avvicinarsi pericolosamente..., poi ho capito che voleva solo parlarmi all’orecchio, probabilmente per non svegliare la Strega o l’Anaconda (gli unici due esseri viventi, forse, di cui ha paura; per inciso non sono sicuro che siano vive nel senso proprio della parola, direi più due entità uscite dalla fantasia di Lovercraft).
"E’ fantastico, prante, ho girato, pamente, tutto il mondo, ppra.
Ho usato tutta la tua carta, pramente, per stampare i files. Domani devi ricomprartela." Mi ha rinfilato alla meglio sotto le coperte, schiacciandomi bene in fondo al letto in modo che non prendessi freddo, e dopo un "Ora dormi Vecchio scemo, che domani Ti alzi e non sei più in grado di fare sforzi!" il Mostro è sparito nella sua tana.
Con sforzi inumani sono riuscito ad uscire dalla camicia di forza delle lenzuola (il mostruoso pitecantropo mi aveva anche rimboccato le coperte) ed ho guardato l’ora:
Le porche cinque del mattino!
E’ stato un attimo.
Vestirmi, lavarmi e prendere il caffè non mi ha preso più di due minuti.
Dieci minuti dopo avevo capito come entrare in rete.
Un’ora dopo avevo compreso le funzioni dei motori di ricerca.
Alle sette chiaccheravo amichevolmente (per fortuna parlo e scrivo correntemente un buon numero di lingue) con una simpatica puttana di Detroit che, comprendendo appieno il mio dramma, continuava ad inviarmi, senza aggravi di costi, sue fotografie in pose quanto mai curiose con i partners più strani (in una faceva del sesso con un cefalo, almeno credo?).
Alle otto meno cinque ero ancora lì a ciangottare con un club di fans della Fata Turchina di Okinawa (tra l’altro i giapponesi si mangiano le erre anche via internet).
Alle otto e quindici timbravo regolarmente il cartellino.
Ero completamente disfatto!
Una larva umana: calzini bicolori (uno diverso dall’altro), completo doppiopetto petrolio spiegazzato con cravatta giallo/blu cacca di piccione su camicia rosa pallido con i volant (credo sia della Strega).
Però , porco demonio, veramente contento!
Avevo scoperto un’altra possibile via di fuga.
Forse, prima o poi, sarei riuscito ad "entrare" nel computer...e di lì alla Rete era solo questione di fare il numero telefonico!
Genova, aprile 1999
MC/
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