LO SCAZZO
Una strana antivigilia!?……… di Natale intendo.
A metà pomeriggio mi capita in ufficio l’Anaconda, che, dopo aver fascinosamente rimbecillito i miei colleghi con vezzi e moine da consumata etera, nel chiuso del mio antro mi ha sottoposto ad un quarto grado (di terzo con Lei non si parla nemmeno) sulle mie condizioni di salute.
La Magica individua che mi ha reso padra (più madre che padre) ha visto piagnucolare la Strega (cosa rarissima), evidentemente preoccupata per la mia malattia, e ha deciso di chiarire la faccenda.
Naturalmente ho cercato di tranquillizzarla, spiegandole che a volte capita anche ai padri più molluschi di attraversare stadi di lieve depressione.
E’ vero che nessuno se accorge, perché hanno le stesse reazioni di un pezzo di legno, ma talvolta anche il legno scricchiola.
Comunque niente di grave!
La piccola Serpe torna a casa per calmare la grossa Mostra, ed io resto lì a domandarmi ancora una volta dove ho lasciato le balle.
La sera è convulsa!
Preparo da mangiare alla Strega, pulisco un’insalatina per me (la mia famiglia mi ha condannato a dieta per ragioni di salute), cucino due belinate per i figli e passo il maledetto battitappeto.
Quando mi sembra di aver finito e mi siedo per fumarmi la meritata quarantesima sigaretta, l’Orso chiude la porta della cucina (nel senso che è talmente grosso da tapparla completamente) e inizia una lamentosa omelia sulle condizioni della sua fame.
Sulle prime non afferro e cerco di spiegargli che in casa c’è da mangiare per tutti.
Se qualcuno vuole qualcosa di speciale deve solo dirlo…, oppure cucinarselo.
Solo quando mi terrorizza con un: "Per me non c’è nulla! Solo verdure per Lei e pasta per quella là!", mi rendo conto di avere un problema…, un altro problema…ed anche grosso.
Cerco pazientemente di convincerlo che gli vogliamo tutti bene, che non è vero che lo trattiamo male,…che in realtà è il cocco di casa.
Il gigantesco pitecantropo non accetta scuse e, dopo avermi tacitato con parole affettuose del tipo :"Con te non posso prendermela, sei anche malato!…magari muori.", si chiude nel suo antro per litigare telefonicamente con la Sua adorata Oppete.
Profondamente dispiaciuto per Oppete, che non lo merita ed è forse anche l’unica che abbia la pazienza di quietarlo, mi domando faticosamente dove ho sbagliato.
Spiandolo vilmente da dietro il portone della sua gabbia lo sento gridare: "Tu si che sei fortunata. Sei ricca!.. hai due genitori che Ti fanno da mangiare e Ti comprano quello che vuoi.., anche i vestiti…".
Pur sapendo che in realtà il primordiale Fenomeno ha soltanto il cosiddetto scazzo, sono sopraffatto dal dispiacere e dall’autodelusione.
Così mi stendo sul divano per riflettere sulla mia incapacità di crescere un figlio con quella che , stupidamente, giudico un etica corretta.
Già perché io, come tutti quegli altri cretini cinico-idealisti, ho sempre creduto fosse sufficiente dare ai figli un mucchio di libri, cibo, vesti, calore, affetto , amore e protezione (in quest’ordine).
Dopo essermi accuratamente pugnalato per una mezzora , sopraffatto dalla stanchezza, mi assopisco.
Mi sveglio di soprassalto, cadendo dal divano, pensando che tuoni.
Invece è l’Orso che brontola lamentosamente, ritto di fianco a me: "Sono debolissimo", mentre annoda nervosamente la putrella che usa per giocare a Robin Hood, "credo di essere denutrito…., molto denutrito!…Forse muoio….":
Sopraffatto dalla tenerezza e dalla preoccupazione gli cucino in pochi secondi una ventina di spinacine, due o tre chili di verdure miste alla paesana ed una mezza dozzina di pizze.
Il Mostro ora è saldo e forte.
Sembra rinato ed accenna anche a qualche gesto di affetto (due o tre pugnetti sulla mia testa grigia).
Peccato che io non sia in condizione di gioirne.
Già, sono talmente stanco e sconvolto che non riesco più nemmeno ad aprire gli occhi.
Il ché, per quello che devo vedere, non è neanche la cosa peggiore.
Genova, dicembre 1998
MC/