GRAFOMANIA E MATERNITA'

 

Ho ricevuto l'ennesima copia , ampliata riveduta e corretta, del "libro" di mia madre.

Ormai sono sei anni che si arrabatta a scrivere quel maledetto romanzo.

Per essere sincero la gagliarda Signora che mi rese figlio scrive cose interessanti ed istruttive.

La questione è che, malgrado la media del 9 e 1/2 alla maturità scientifica ed il centodieci summa cum laude ottenuto alla facoltà di Medicina e Chirurgia, l'incredibile Vegliarda si è completamente dimenticata della consecutio temporum e dei segni di interpunzione.

Questa specifica smemoratezza, insieme ad uno stile hard boiled, alla Mike Hammer, rende la lettura dei suoi brevi racconti un evento drammatico e ricco di forti pulsioni interpretative.

Alcuni personaggi muoiono prima di avere figli, nel senso che anche dopo morti continuano a partecipare vivacemente alla vicenda, sposandosi, laureandosi, etc.etc..

Altri appaiono e scompaiono addirittura senza lasciare traccia alcuna.

La diabolica autrice sembra, in sostanza, pretendere che il lettore sappia perfettamente chi sia il bellissimo "Guiscardo" che appare e scompare definitivamente nell'arco di una riga nel capitolo sulle "Milanesi", oppure che lavoro faccia il magnate (senza nome) che si manifesta miracolosamente nel paragrafo sul "giovin dottore" per poi dissolversi nel nulla per il resto del romanzo.

Ella ritiene assolutamente normale, per esempio, che mio fratello maggiore sia stato battezzato nell'ultimo capitolo, laureato nel secondo ed abbia avuto le sue prime esperienze sessuali a cavallo tra il quinto ed il sesto capitolo.

Insomma ci sono alcune incongruenze.

D'altra parte mi starebbe tutto bene se non fosse che questa è la ventiduesima stesura ed io ho già dovuto leggere e chiosare le precedenti ventuno.

A nessuna delle mie rettifiche è mai stato dato corso.

Dove apportavo qualche correzione la Vecchia Strega aggiungeva dei pezzi senza modificare il resto.

Così, da un romanzo originariamente di centocinquanta pagine, siamo arrivati alle attuali duemilasettecento.

Oddio...! forse neanche questa è una buona ragione per incazzarsi.

Resta il fatto che in tutte le duemilasettecentodiciotto pagine (mentre scrivevo queste ultime tre righe Lei ha già fatto ulteriori aggiunte) la malefica Sciamana ha citato 258 volte mio fratello minore, 196 volte quello maggiore, 1254 volte parenti ed affini, 1430 volte quello specialista in vitelloneria di mio nipote Thomas (a onor del vero, a parte la pigrizia, un amabile personaggio).

Il tutto senza fare menzione una sola sporca volta del suo figlio di mezzo.

Come al solito farò le correzioni e le chiose.

Le ristamperò il testo su splendidi fogli protocollo filigranati. Glielo consegnerò debitamente e costosamente fascicolato (unico tra figli e parenti che si prenda queste brighe), e continuerò a pensare che, probabilmente, essere nato in clinica invece che in casa come i miei fratelli, comporta necessariamente il rischio dello "sbaglio di bambino".

Neanche cinquant'anni (la mia età) di affetto filiale, dieci anni di terapia neoplasica (la mia) senza un lamento o una rottura di balle , un fattore statistico di ulteriore sopravvivenza pari a "<0", due nipoti belli, forti, studiosi e responsabili (i miei figli) ed una nuora (mia moglie) che dovunque si presenti mostra la classe di una regina e non Le chiede un tubo, nemmeno tutto questo, dicevo, ha convinto la mia straordinaria madre che valeva la pena di fingere che io non fossi un figlio "scambiato".

Mah!

forse , effettivamente, da punto di vista cromosomico sono un'estemporanea anomalia.

E, a questo punto, me ne vanto anche!

 

aprile '96






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Marco Capurro

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