IL COMPLEANNO
Mio fratello minore, il Chirurgo, ed io compiamo gli anni a pochi giorni di distanza.
Lui il 16 marzo (Pesci) ed io il 24 (Ariete,...Casa della Vita...Mah!).
Devo onestamente riconoscere che delle feste comandate a me non me ne (mi sia scusata la sgrammaticatura) frega un cazzo! ma...., purtroppo, in questa particolare circostanza la cosa ha assunto una certa significanza.
La Superfattucchiera, mia madre, che mi telefona regolarmente tutti i giorni per parlarmi del suo dolore per mio fratello, che da più ascolto alla sua compagna che a Lei, e di mio nipote , il Buon Debosciato, che La tratta a cazzuolate sui denti ha cominciato qualche mese fa a descrivermi i suoi maneggi alfine di poter sfruttare l'occasione del compleanno per avvicinare il Chirurgo.
Come sempre Le ho dato corda, con affetto e cortesia, ricordandoLe solamente che ciascuno di noi ha diritto di fare le proprie scelte e la propria vita, basta che non faccia il tutto a spese degli altri.
Il diciassette di marzo l'anziana ed arguta Superfattucchiera mi ha telefonato più volte per descrivermi come, con la scusa di fare gli auguri, sia riuscita ad avere diversi contatti con il figlio minore.
Mi ha raccontato per filo e per segno, commentando con brillantezza sfumature e silenzi delle loro conversazioni, l'evoluzione della vicenda fino a chiudere con allegria con un "Era proprio contento dei miei auguri. So che gli ho fatto piacere!".
Anch'io ero felice per Lei e Le ho gentilmente espresso il mio affetto e la mia comprensione.
....poi, dopo qualche giorno, uno strano tarlo ha cominciato a punzecchiarmi la scatola cranica.
E' cresciuto progressivamente fino al 24 marzo, giorno in cui mia madre non mi ha telefonato, ed ha cominciato a ridursi lentamente sino a diventare un puntino.
Un puntino, si, ma puntuto!
Così, dopo quasi un mese, quando Lei ha preso l'abbrivio per uno dei suoi consueti rimproveri sulla mia mancanza di volontà (sostiene che se volessi, potrei smettere di fumare in men che non si dica), proseguendo con la perentoria affermazione che in vita Sua non aveva mai fatto figli e figliastri, mi sono permesso di ricordarLe che aveva fatto gli auguri a mio fratello ma si era dimenticata di me.
Sarebbe bastato che me lì facesse in quel momento e, dato il mio carattere un po' svanito, la cosa sarebbe finita lì.
So per certo che mi ha sentito....!
Ella ha avuto anche qualche secondo di smarrimento.
Poi ha continuato nella sua veemente ed apodittica arringa sulle mie mancanze come se niente fosse.
Allora mi sono ancora una volta reso conto (non è la prima sventuratamente) che sono veramente il "figlio morto".
Tanto ho pagato l'unica vera puttanata della mia vita, ed anche una puttanata sostanzialmente dì poco spessore!
A volte essere morto dentro qualcuno è quasi peggio che esserlo sul serio.
Per fortuna che ho un cancro, il mio amico Lymphoma, e la sua arguta e simpatica presenza ha contribuito a regalarmi una nuova scala di valori.
Molto più corta!
Un solo scalino, quello dei figli, e nulla più.
Genova, aprile 1999
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