MALATO...LICENZIATO!

E' una roba che è cominciata quasi due anni addietro e c'è una causa in corso.
Non mi piacciono le lagne (oddio! con tutte le stronzate che scrivo questa è proprio un'ennesima belinata) ed è per questo che ho sempre evitato di rompere con questa storia.

Cerco di farla breve: malato di cancro ed invalido al 100%, l'azienda bancaria (o parabancaria ) per cui ho lavorato quasi trent'anni mi ha licenziato con astuti accorgimenti e squallidi comportamenti.
Temporaneamente reintegrato sono stato licenziato di nuovo (questa volta per superamento del comporto). Il tutto condito con questioni legali e giuridiche che concernono l'interposizione di lavoro, le imprese controllanti e/o collegate, la concorrenza (lo strano mistero di una concorrenza tra commercialista e impresa bancaria), i reati penali (credo si tratti del "furto" o della "rapina a linfoma armato" di numero zero giorni di lavoro), ma lasciamo andare i particolari.

Ora (qualche giorno fa) mi hanno inviato quello che le aziende di credito chiamano "note valutative", "giudizio annuale" o "note caratteristiche" (manco fossi ancora sotto le armi!).
E si tratta di un giudizio negativo!

La cosa buffa (ma che mi farebbe incazzare parecchio se fossi una persona seria) è che il giudizio si riferisce ad un anno (il 2001) in cui io non ho lavorato nemmeno un minuto, in quanto licenziato.

Almeno nel precedente anno 2000 (giudizio sempre "insufficiente") ero stato malato (prima del licenziamento, avvenuto a settembre) per una parte dell'anno (pur non essendo stato presente in azienda nemmeno un secondo).

Trascurando il fatto che per il precedente decennio avevo ricevuto ogni anno la massima valutazione (ottimo), raggiungendo persino il considerevole grado di "quadro" (che deve avere qualche relazione con l'arte, visto che non si capisce cosa significa) mi chiedo con dispiacere e disappunto se sia l'azienda che è rincretinita o io che ho perso il senso della realtà? E anche vero che una malattia terminale può avere effetti devastanti sulla psiche (temo non sia il mio caso: ero stupido prima come adesso), ma avevo ed ho la netta impressione che trasformare una Cassa di Risparmio in un azienda commerciale privata non sia stata una buona idea: tutti i cretini, i furbastri e gli arrampicatori sono venuti a galla, pescando denaro e sangue dalle tasche dei cadaveri ballonzolanti sul fiume della vita (è anche vero che le banche lo hanno sempre fatto).

Dubito che vincerò la causa (almeno non "in toto", anche in considerazione della mia stima "sub iudice" per la magistratura. Notate le citazioni latine!), ma certamente sarebbe stato meno costoso per tutti (molto meno costoso) se la Banca mi avesse mandato in pensione, come avevo richiesto ante licenziamento.
Un imprenditore serio, oculato e prudente avrebbe scelto la via più vantaggiosa per l'azienda, risparmiandosi controversie che fanno moralmente schifo, oltre a salassare l'impresa ed il dipendente coinvolto.

Certissimo, anche se credo non freghi un tubo a nessuno, è il fatto che non è quasi mai l'Impresa o la Ditta l'impersonale responsabile dei tuoi guai (l'ipotetico deus ex machinis" , pur se la personalità giuridica vorrebbe farcelo credere). Si tratta di "persone", quasi esseri umani come noi, quasi vivi....ma stronzi, molto più stronzi!

Ora basta, Vi ho rotto i coglioni anche troppo e poi...mica tutti hanno la fortuna di vivere con una Strega, un Orso ed un'Anaconda, fumandosi l'ennesima sigaretta, e, magari ancora per poco, di poter serenamente affermare di non avere rimpianti di un qualche rilievo.

Ciao raga!

 

Genova, maggio 2002






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Marco Capurro

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Via Granello, 3/7
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