L'UDIENZA
Mi telefona ieri l'amico Sandro, l'avvocato che segue il mio licenziamento, avvisandomi che devo presentarmi ad un'udienza in tribunale.
Mi ci reco oggi, alle ore 15, e confermo di fronte ad un gentile signore (credo si tratti del giudice) quanto contenuto nella "comparsa" (una roba tecnica che, appunto, vuol significare che sono comparso in tribunale ed ho fatto le mie rimostranze Ma queste sono personali illazioni).
Sandro presenta anche alcuni documenti,recente corrispondenza
che ho intrattenuto con Banca Carige e Centro Fiduciario (i miei avversari),
nei quali entrambe le strambe società si comportano come se i fatti da
me contestati fossero veri (io avrò magari anche torto, ma Loro sembrano
scemi e continuano a battere su chiodi che risaltano fuori appena pestati).
All'ammissione dei documenti controparte (l'avvocato di...) si oppone, ed in
subordine chiede termini (un certo periodo di tempo) per controdeduzioni (deve
essere tutta roba tecnico/legale di cui non si capisce assolutamente nulla).
Nel corso di tutta questa pappardella io riesco a sentirmi male due o tre volte,
a fumare quattro o cinque sigarette ed a vomitare anche l'anima nei cessi dell'Ordine
degli Avvocati (per fortuna vicinissimi).
Poi tutti si salutano cortesemente.
Tutti, tranne i rappresentanti di Banca Carige e di Centro Fiduciario, che non
salutano nessuno (l'avvocato di controparte, che è persona cortesissima,
al contrario saluta tutti), e ce ne andiamo tranquillamente a casa.
Perché diavolo Vi racconto tutta questa menata?
Perché una cosa ho capito (dopo che mi è stata spiegata una decina
di volte): i clienti non devono rompere ed i clienti saggi accettano transazioni;
noi possiamo informarci, chiedere chiarimenti e suggerire azioni, ma l'insistere
per "uccidere" la controparte è stupido ed inconcludente. Le
azioni legali sono costose e spessissimo arricchiscono (si fa per dire) solo
i legali.
I miei avvocati sono bravi (ed amici) e noi passiamo parte
dei nostri abboccamenti ( una roba tipo appuntamento per discutere), consigliandoci
vicendevolmente composizioni e transazioni,
che costituiscono la chiave di un contenzioso intelligente.
Così pure, mi sembra, il legale di controparte, che accetterebbe volentieri
un accordo stragiudiziale (che sarebbe una faccenda del tipo: piantiamola di
litigare e di gettare via soldi nella causa e dividiamoci torto e ragione metà
per uno).
Così non fa controparte, alla quale questa stupida faccenda
è già costata, a tutt'oggi, più di centomila euro e, se
perdesse (cosa possibile anche se improbabile), ce ne rimetterebbe altri duecentomila.
Una cosa stupida, soprattutto se si pensa che avrebbe potuto chiudere tutto
quanto, in tempi non sospetti, con venticinquemila euro.
E' anche vero che, visto l'aggravarsi delle mie condizioni di salute, possono
sempre sperare che io muoia di cancro prima della sentenza.
Mah!
sarebbe una cosa tanto orribile e meschina che non voglio nemmeno pensarla.
Scartiamola!
Chiudo con una considerazione: l'odio pervicace rende inetto
anche l'imprenditore migliore....
ma questo le Banche, che sono imprenditori privati da troppo poco tempo, non
l'hanno ancora scoperto.
Genova, giugno 2002
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