STASERA MI SENTO STRANO....

E' una serata confusa, limpida...ma confusa.
Un crepuscolo nel quale non riesco a non pensare ai maledetti morti.
E non morti qualunque, ma i miei morti!

Ricordo quello stupido proverbio cinese del sedersi sulla sponda del fiume ad attendere che passi il cadavere del tuo nemico (probabilmente seppellivano i defunti gettandoli in acqua, con gran risparmio di fatica fisica ed un occhio di riguardo per riciclaggio ed ecologia).
Beh! di questi famosi nemici non ne passa mai nessuno.
Ho perso solo persone care. Uomini e donne, magari idiosincratici, ma buoni.
Primo fra tutti mio padre, Stelio (soprannominato dai suoi amati studenti, fra lo scherzo e l'ammirazione, "Stelio il re dell'epitelio"), cattedratico di Istologia ed Embriologia, che avrebbe meritato assai più di quanto ricevuto dalla vita. Poi i miei zii, Yorick ,avvocato, un maestro di diritto, stretto tra la morsa di un profondo senso del dovere, della misura e l'affetto per i suoi cari, Kemar, perito navale e commerciale, uomo vitale, impulsivo e ricco di entusiasmi, Elmir, generale di cavalleria, affettuoso, gentile e pieno di umanità, e le mie zie, Eugenia, dentista, una donna con la forza morale di un caterpillar, Terry, dolce signora quale vaso di coccio tra caraffe d'acciaio.

E amici, molti amici, troppi..., per nessuno dei quali posso avere parole o pensieri di critica.
Di mio zio Rurik e di mio cugino che ne portava il nome ho già scritto altrove, anche se avrei molto ancora da dire.

Ma i nemici?
cazzo! nemmeno uno.
I bastardi sono tutti vivi e vegeti, e temo continueranno ad esserlo.
E tra i bastardi, mi duole dirlo, annovero anche qualche tristo familiare, anch'esso compresso tra le ganascie della meschinità e dell'indifferenza e la morsa dell'interesse e del profitto.
Ma di loro più di tanto non mi preoccupo: sono sempre "famiglia", e tanto vale.
Sono gli altri, gli "estranei", che mi irritano veramente: sfruttatori, truffatori e ladri , stupidi e meschini , infingardi e vili .
Gente che avrebbe meritato di gran lunga un destino, come si dice, "peggiore della morte" (ma, magari, lo ha anche avuto).
E in fondo che mi frega?
Forse, prima o poi, passeranno anche loro, galleggiando come turaccioli frusti, sul fiume che scorre.

Solo che io non sarò lì.

 

Genova, agosto 2002






Per informazioni rivolgersi a:

Marco Capurro

capurromrc@colrag.ge.it
Via Granello, 3/7
Genova, GE 16121
Italia

 


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