UNO STRANO RIMPIANTO!
Quando, per una ragione qualsiasi, vieni obbligato ad attendere,
a prevedere od a sperare, magari pagando prezzi particolarmente esosi al dolore
ed alla sofferenza, immagino che molti di noi si pieghino alla meditazione od
al ricordo.
Non lo so bene!
E forse sono cazzate.
Ma io penso spesso a mio padre (a mia Madre, la terribile Fattucchiera, non
ho proprio bisogno di farlo, perché mi telefona dieci volte al giorno
e non potrei immaginare migliore genitrice). Anche quando stavo bene , mi chiedevo
sempre che cosa il Vecchio Professore mi avrebbe consigliato , cosa mi direbbe
se fosse ancora vivo (poi, però, lo confesso, faccio tutto di testa mia),
ma quando veramente sto male mi capita di pensarci ancor più di sovente.
Ed in realtà non per rimpiangerne l'arguto consiglio ed il senso di giustizia,
l'equilibrio o la saggezza pragmatica, l'arte (che non ho mai imparato) di sanzionare
gli errori accompagnandoti con sereno affetto nella pena da scontare.
Quei doni me li ha già dati (se pure ho saputo apprenderli, del che dubito
molto; ma sono miei comunque e nessuno me li leverà mai). Il mio rimpianto
è che, forse, solo nella mia mente e nel mio cuore Lui resterà
l'uomo saggio e buono, colto ed intelligente (capace di capire), equilibrato,
sereno ed indipendente che, posso dirlo in coscienza, mi ha insegnato a non
perdere me stesso tra i meandri delle umane incomprensioni o minutaglie.
Non ho mai incontrato un maestro come lui (forse di un padre lo diranno molti
altri figli) e, se pessimo allievo sono stato (effettivamente!), la responsabilità
è stata soltanto mia e di quella che considero la mia unica vera debolezza,
che non voglio confessare.
Molti dei miei amici medici (quasi tutti) sono stati suoi allievi
(era cattedratico di Istologia ed Embriologia Umana all'Università di
Genova)
e continuano a parlarne con stima ed immutato affetto a distanza di molti anni
(ed infatti Essi persistono con pervicace sagacia a propinarmi quella sorta
di stramba tiritera "Stelio, il re dell'epitelio" con il quale lo
apostrofavano, alle sue spalle, con goliardica ammirazione).
Altri, che l'hanno conosciuto al di fuori dell'ambiente di lavoro (ma lui era
un "medico" in ogni istante della Sua vita), ne parlano con rispetto
e stupita considerazione.
Credo non abbia mai fatto del male ad alcuno (anzi, nei confronti
dei signori "terzi" è rimasto sicuramente in largo credito
di generosità) ed è stato uno studioso di enorme levatura e di
straordinaria modestia. Era così limpido, chiaro (persino nelle difficili
controversie di una materia in continua evoluzione) e così interessante
e brillante nelle sue lezioni (che faceva anche a casa, ai suoi figli, ma senza
assegnarci dei voti, per nostra fortuna) da lasciare tracce ed insegnamenti
in chiunque l'ascoltasse.
Alcuni dei suoi lavori anticipano scoperte ed indirizzi di ricerca che, successivamente,
ad altri sono valsi premi e riconoscimenti solo parzialmente meritati.
Ma quel che soprattutto rimpiango è di non poterne comunicare, condividere i meriti, la quotidiana grandezza, la lezione di tolleranza e civiltà, l'umanità e la laica comprensione delle difficoltà proposte dalla vita che, ora, rendono a me possibile trovarmi a mio agio dovunque vada a sbattere e mi permettono di "trattare" con chiunque incontri, prescindendo da usi, costumi, cultura od ipotetica razza.
Davvero Babbo! vorrei che tutti quelli che conosco sapessero com'eri e, se come sembra, provano affetto e considerazione anche per me, vorrei potessero comprendere a chi va il merito dei miei pregi , mentre i difetti restano e sono solamente miei.
Continuerai anche Tu a vivere sempre nella mia testa ed io
persevererò nel chiederTi ed nel chiedermi cosa mi diresti.
Naturalmente poi farei, come ho sempre fatto, quello che mi salta in mente,
ma riconoscerei, con la mia solita ed incoerente incoscienza, che avevi ragione
Tu (è un vero dramma! non riesco a ricordare una sola occasione in cui
ho potuto darTi schiettamente torto).
Ti voglio bene e Ti ringrazio.
il tuo figlio folle,
Panza
Settembre 2002
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