UNA GIORNATA DI MERDA!

Merda!

E' stata davvero un'esperienza del cazzo.
Venerdì scorso Edoardo (il mio tappematologo [ematologo piuttosto basso]) mi aveva avvisato che erano arrivati gli anticorpi monoclonali (una roba strana, che a me fanno l'impressione di tanti soldatini che girano, tutti eguali, su e giù per l'organismo cercando le cellule cattive).
Così, stamattina alle sette, ero già in reparto per iniziare la terapia.
Il "protocollo" (RITUXIMAB + CHOP) è nuovo, approvato da pochi mesi dalla Commissione Europea Sanità, e nutro la malevola sensazione che nessuno sappia con certezza come funziona e come si applica.

Fatto il benedetto emocromo, Vimercati (un'altro bravo ematologo del reparto. Edoardo è andato a qualche stupido congresso) mi spiega la terapia e mi infilano queste disgraziate flebo nel braccio (nella mano, veramente, perché nel braccio non ci sono più vene buone).
Tempo tre minuti scarsi ho la netta sensazione di stare morendo: non respiro più e credo di essere gonfio come un pallone aerostatico. Mi prude tutto e nutro la certezza di essere su punto di sciogliermi in una pozza di liquido (è la mia idea della lisi cellulare). Sto per crepare e giudico un'idea molto saggia chiedere assistenza.
Immediatamente arriva una gentile infermiera/terapista che blocca immediatamente il flusso degli anticorpi. Pochi minuti sono sufficienti per passare dallo stato di moribondo allo stato di collasso vagale iperpiretico (febbre, brividi, sudorazione diffusa.Molto meno grave!), ma almeno so per certo che non muoio più (almeno durante la terapia).

Per calmare la "risposta" mi sparano 5 cc di cortisone ed io crollo in un sonno profondo (finalmente! l'avessero fatto prima).
Mi sveglia il telefonino (cinque volte, tra Anaconda, Strega, Orso, mia zia Tilde e mia madre) ed a ciascuno rispondo che sto meglio, ma evidentemente non sono convincente perché tutti si mettono a piangere al telefono pensando che io stia morendo.
Una roba folle!

Io me ne sbatto e mi rimetto a dormire, non senza aver notato con compiacimento che la flebo ha ricominciato a a funzionare, ma lenta,...molto lenta.

Passo una mattina ed un pomeriggio inaccettabili (dieci ore di flebo), tranquillizzando i miei familiari al telefonino, chiacchierando con la mia vicina di letto (una gentile signora così priva di emoglobina da sembrare la signora Dracula, ma molto attraente) e dormicchiando come un cane al sole.

Termino la terapia alle diciotto e nel reparto ci siamo rimasti soltanto io, l'infermiera terapista e gli addetti alla pulizia (trattasi di un'unica addetta, che si fa un culo maledetto).

Prima di mollarmi l'infermiera (che mi conosce e sa che sono più o meno competente) mi avvisa: " Si faccia venire a prendere e non cerchi di tornare a casa con quella sua schifosa vespa giallo merda di piccione [il che vuol dire che anche gli altri sono in grado di identificare la splendida nuance della vernice del motoveicolo in questione]. E poi, prima di tutto, si ricordi che ha fatto tre litri di roba ed il LASIX, epperciò deve andare subito in bagno. E' un ordine!".

Naturalmente io aspetto che la fantesca sanitaria si allontani, raccolgo i miei stracci, ignoro i consigli dell'esperta (convinto di essere più esperto, più autosufficiente, più...) e salto in vespa diretto verso casa.
Dopo cinquecento metri mi sono pisciato addosso!
(tutti quei liquidi devono essere eliminati via urina ed il Lasix serve proprio a questo). Poco, a dire il vero (due gocce), ma abbastanza da farmi pensare A) che sono cretino B) che forse ho anche la prostata C) che sono davvero molto cretino D) che anche i bar hanno la toilette.

Così blocco la vespa in derapata al primo bar, ordino un caffè, vado al cesso e libero la vescica.
Mi sento un po' meglio anche quando verifico di aver appena inumidito le mutande, ma riconosco la Verità di quanto possa essere imbarazzante l'incontinenza urinaria.
Mi bevo il mio caffè ed in cinque minuti sono a casa.

Mi tocca di fare duecento telefonate per tranquillizzare parenti, affini ed amici (ne ricevo altrettante) e devo raccontare per filo e per segno le mie avventure alla Strega (che piange sempre. Ma che razza di Strega è diventata?), all'Anaconda (che pensa sempre. L'unica serpentessa superintelligente che conosco) ed all'Orso, il quale mi ha comprato trenta chili tra farinata, focaccia al formaggio e pizza, che, secondo lui, rappresentano l'alimentazione ideale per un neoplasico in terapia.
Ma lo adoro lo stesso!
Un bagno caldo (mi sento sporco), due bocconi di focaccia al formaggio (che quando arrivano nello stomaco sembrano due pezzi di piombo) e poi, finalmente disteso sul divano davanti alla TV, una profonda, anche se breve, riflessione sulla mia giornata:
Una giornata decisamente di merda!?

Però, chissà, la merda è un ottimo concime. Potrebbe venirne fuori qualcosa di buono.

 

Settembre 2002

 






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Marco Capurro

capurromrc@yahoo.it
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