FRAGILITA'
Mi muovo lentamente!
Non per scelta, ma per necessità.
E' un po' come se percepissi la fragilità di un "sistema uomo"
(esagerato e troppo moderno, ma...appropriato), il mio, che scivola sulla lama
di un rasoio cercando disperatamente un equilibrio che diventa sempre più
improbabile.
La Strega mi guarda e piange.
Dice che piange perché deve. Non ne può fare a meno.
Ho cercato di spiegarLe che non è utile. Non serve a
nessuno, meno che mai al paziente, cioé io.
Mi sono sforzato di giustificarLe la mia freddezza e la mia calma con la storia
dell'interruttore.
E' sempre stato così, quando le cose riguardavano soltanto me: mi dicono
qualcosa di grave, qualcosa di terribile, che dovrò fare questo e quello,
che certi sopravvivono e molti muoiono, che io rientro nella casistica di quelli
che muoiono (li faccio troppo stronzi! Non me lo dicono, in realtà. Si
limitano a descrivermelo).
Io ascolto con attenzione, mi preoccupo per quasi cinque minuti....e poi spengo
l'interruttore della preoccupazione.
Smetto di pensare al dopo e mi attrezzo al come ed al quando.
Facevo lo stesso quasi quarant'anni fa, nel percorso di guerra: un ostacolo,
un problema per volta.
Ma io non sono la Strega e non corro il rischio di perdere me stesso.
Non mi sono nemmeno mai trovato.
Settembre 2002
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